[…]
Nel mondo imparai un mestiere. Poiché non conoscevo l’ambizione, la lotta e il denaro mi affaticavano. Ne iniziai un secondo, ma non sopportavo di praticarlo senza aggiungervi il bisogno di perfezione. Ne esercitai altri, però la dispersione e la quantità mi impedivano di essere attenta. Trovai un’occupazione che esercitavo con passione, tuttavia l’eccesso di pratica mi fece insensibile e il mio agire divenne indifferente.
Mi accompagnai a viventi che portavano nomi. Conobbi l’amore degli uomini, ma non seppi sostenerlo né coltivarlo, accordarne parti e durata.
Ciò che non avrei mai potuto vedere era più vero di ciò che vedevo.
[…]