Le pagine di settepagine non sono 7. Il numero zero (aprile 2018) ne ha 48, che sono quasi 49, quindi quasi 7×7. Con i quasi non si fa la storia, ma con settepagine si fanno storie. Facciamo storie, bizze, scene, ruzze e smanie e per farlo cerchiamo:
settepagine esce con due numeri l’anno, a dicembre e a giugno, nello stesso mese d’uscita del numero apriamo la call a tema per autori e illustratori per il numero successivo.
Dietro settepagine c’è lo studio editoriale settepiani e la sua redazione, capitanata da Costanza Lindi e Elena Zuccaccia.
Elena ama la poesia di Ivano Ferrari, Achille Campanile, Antoine Volodine, Cărtărescu, Borges, J. R. Wilcock, il cinema di Bergman, Tarkovskij, Tsukamoto, le margheritine di Věra Chytilová, gli horror b-movies, Piero Ciampi, Nick Cave, l’acqua fredda, David Lynch, Buster Keaton, i gatti, il guitalele, la gente che cade, la punteggiatura, la mancanza di punteggiatura, i Monty Python, copiare i versi degli animali e delle cose, il vino rosso, i carciofi.
Costanza ama Giorgio Manganelli, Paola Febbraro, Silvia Bre, Virginia Woolf, Pavese, Sanguineti, Alberto Casiraghy, i collage analogici, la grafica, Groucho Marx, gli occhiali da vista, Linus Van Pelt, Edith Piaf, Marion Cotillard, Charlie Chaplin, le piante grasse del suo terrazzino, i pop-up, i caratteri mobili, l’incipit di Moby Dick, scrocchiarsi le dita, le scatole di latta, il vino bianco, le patate, il limone ma non da solo.
Sopra a tutti ci piace Dino Buzzati, ma ancora di più quel che non conosciamo.
numero quattro | #soundtrack| giugno 2020
14×14 cm • 130 pagg. • illustrazioni a colori
Per definizione “il silenzio assoluto è la totale assenza di qualsiasi perturbazione sonora.” Una condizione difficile da raggiungere: in ogni momento siamo accompagnati dal suono per il semplice fatto di avere sangue che circola nelle vene. Ciascuno di noi ha un accompagnamento sonoro alle proprie azioni in ogni istante, fatto di melodie, voci, pensieri e movimenti. Anche la sensazione fisica o emotiva è associata, anche involontariamente, a un suono nella nostra mente.
È lo stesso suono, canzone, timbro di voce a influenzare la nostra sensazione e il ricordo del momento che abbiamo vissuto. Se canticchio una canzone mentre vado a un appuntamento importante, assocerò in futuro l’evento-appuntamento alla sensazione prodotta sia dalla canzone che dall’appuntamento stesso. Se svegliandomi al mattino sento il rumore di chi sta preparando il caffè in cucina, il mio stato emotivo sarà influenzato dalla sensazione del risveglio e dal rumore della macchinetta, che a sua volta mi ricorda il sapore del caffè, il profumo e così via.
È pensando a questi meccanismi sensoriali, che coinvolgono la nostra memoria in associazioni continue senza, che ce ne accorgiamo che abbiamo immaginato questo quarto numero a tema #soundtrack: letteralmente una colonna sonora, interna o esterna.
numero tre| #ilsalto | dicembre 2019
15×15 cm • 92 pagg. • illustrazioni a colori
E così salta fuori che ti salta in mente di fare un salto di qualità. Salti il fosso, all’improvviso. Non faccio certo i salti di gioia, anzi mi fa proprio saltare i nervi, saltare la mosca al naso, da saltarti addosso! Ho fatto i salti mortali perché non facessi salti nel vuoto. Ecco, vedi, è saltata la luce. Salta su, facciamo un salto nel buio.
Ma saltiamo i preamboli.
#ilsalto [sàl-to] s.m. 1. Insieme di movimenti mediante i quali il corpo, spinto dall’azione estensiva dei muscoli, abbandona rapidamente il contatto col terreno per sollevarsi a una certa altezza e ricadere nello stesso punto o in un punto diverso, dopo aver percorso una traiettoria nell’aria.
Una variazione di posizione velocissima e passeggera, che cambia le prospettive al mondo. Il corpo supera la fase di immagazzinamento della forza e, dopo lo stacco, raggiunge un momento di volo. Dopo la ricaduta altro non resta che l’esperienza.
Questo numero tre racconta “voli imprevedibili ed ascese velocissime, traiettorie impercettibili, codici di geometria esistenziale” (Franco Battiato, Gli uccelli, da La voce del padrone, 1981). Buona lettura.
numero due | #laminaccia | giugno 2019
15×15 cm • 138 pagg. • illustrazioni a colori
Ma le cose mica bisogna provarle, per sapere se vanno bene oppure no: lo si può prevedere, così non si fanno errori. (da Bianca, Nanni Moretti, 1984)
Questa volta settepagine è un prequel di storie non ancora avvenute.
Si sofferma sugli episodi accaduti prima delle vicende di altrettante grandi storie di successo che forse nemmeno accadranno mai.
Parla del pre-sentimento, della pre-visione, del pre-giudizio, di tutto ciò che – come un nuovo e altro intreccio – ci racconta un tempo non ancora arrivato.
La minaccia cela il desiderio di presentire, di anticipare la sensazione e, sotto la coperta dell’abitudine, farci trovare preparati: cela e svela il desiderio che quella cosa che la paura nasconde si realizzi.
Minaccioso è il silenzio, minaccioso è l’occhio, il suono, il tono di voce, ma anche l’idea, la credenza o l’impressione.
I testi presenti in questo numero sono stati arricchiti dal prezioso contributo degli studenti dell’Istituto Italiano di Design di Perugia che, sotto la guida di Marco Leombruni, hanno prodotto le illustrazioni di questo numero due.
numero uno | #dentroefuori | dicembre 2018
16×16 cm • 132 pagg. • illustrazioni a colori
Ma guarda tu che cosa ti dico; sarebbe molto meglio per te che te ne andassi
prima di incontrarmi
chiude così Piero Ciampi ne L’incontro (album Dentro e fuori, 1975);
intanto, vent’anni prima, James Stewart bloccato dal gesso alla gamba spia i vicini col teleobiettivo ne La finestra sul cortile.
Oggi gli autori e gli illustratori che hanno scritto e disegnato per questo numero di settepagine hanno interpretato a loro modo il tema #dentroefuori, trovando punti di vista diversi e originali.
Il punto di vista decide cosa è dentro e cosa è fuori; cambiando la posizione dell’occhio, dentro e fuori si invertono, rendendo ogni luogo insieme interno e esterno, se stesso e il suo opposto.
Non è tanto ciò che sta dentro o ciò che sta fuori a interessarci, ma ciò che sta al centro: l’occhio.
Camera fissa o camera a mano, è l’occhio a determinare l’ampiezza del campo d’azione che genera la storia e a decidere come raccontarla, cosa lasciare fuori, per spostarsi dalla sua posizione più comoda e generare un’ottica nuova.
numero zero | aprile 2018
21×21 cm • 48 pagg. • illustrazioni a colori
Le pagine di settepagine non sono 7. Il numero zero (aprile 2018) ne ha 48, che sono quasi 49, quindi quasi 7×7. Con i quasi non si fa la storia, ma con settepagine si fanno storie. Facciamo storie, bizze, scene, ruzze e smanie e per farlo cerchiamo:
racconti (inediti, max 10000 battute) | poesie (inedite, max 7) | illustrazioni.
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